Da Raffaello a Schiele: Il sublime nell'ignoto

Da Raffaello a Schiele: Il sublime nell'ignoto
Da Raffaello a Schiele: Il sublime nell'ignoto

Capolavori dal Museo di Belle Arti di Budapest
Palazzo Reale, Milano – fino al 7 febbraio 2016

Visitando le sale di Palazzo Reale, si percepisce quanta varietà di nomi sia presente nella galleria del Museo delle Belle Arti di Budapest. Le acquisizioni, nel corso del tempo, sono state numerose e importanti e la qualità dei pezzi è notevole. Basti pensare al numero dei Goya e degli El Greco posseduti dalla città, per riflettere su un punto: gli ungheresi sono stati lungimiranti, competenti, coraggiosi. Qualità che sicuramente sono invece mancate a noi italiani, troppo spesso incuranti di perdere importanti capolavori e affatto interessati ad acquistarne di nuovi. Ma torno alla mostra, che presenta numerosi spunti di riflessione: ad esempio, al suo interno, eccezionale è la carrellata di formidabili ritratti. Si parte dall'enigmatico, penetrante volto maschile attribuito a Durer, per arrivare all'espressivita' nel contempo furba, spavalda e incurante della Salome' di Cranach, che nettamente contrasta con il volto sgomento e ancora vivo del decollato Battista. E che dire dell'allucinato S.Giacomo di El Greco, descritto con segno nervoso e cromia metallica? Per concludere non si può non fare un riferimento tra l'urlante virile soldato di Leonardo e il curioso drammatico naturalismo dello sbadiglio dell'ungherese XAVER... entrambi potenti nella drammatica espressivita'. Ma eccezionale è l'impietoso ritratto di Liszt dipinto dal misconosciuto Munkacsy. È il caso di dire che l'eccellenza non ha confini.

Di Feliciano Marotta

Nella foto: Salomé di Cranach

francesca marotta

 

Francesca Marotta: giornalista di moda e beauty, curiosa, sognatrice, anticonformista. Amo l’Italia, l’arte, le esperienze, gli stili di vita, il design... da wow!